“But it was just a laugh, just a laugh, just a laugh, just a laugh even at this angle” Radiohead
Dopo strade tortuose e infinite arriviamo ad un vecchio casale; scendiamo dall’auto colpite dal latrato di un bellissimo cagnone sul terrazzo, e subito dopo ci appare Nico col suo simpatico piglio. Entriamo nella sua cantina sui generis: caotica, vissuta e soprattutto piena. Appena arrivate ci fa accomodare su un tavolo in legno e si siede anche lui col fare di un vecchio amico. Ci fa capire subito che più che una visita sarà un’ottima chiacchierata, anche perché come ci dice ‘qui non c’ è molto da vedere’. È vero, non c’è molto da vedere ma molto da conoscere e da vivere, molto da assorbire perché la sua cantina e la sua personalità sono inebrianti, carismatiche entrano per osmosi e lasciano il segno. Mi cattura la visione di una vecchia radio e dei cd di Radiohead, Marlene Kuntz ben ordinati sopra ad essa. Ci parla del suo lavoro, fatto anche di difetti, della sua visione alternativa e dei suoi vini che definisce ‘non omologati’. Ci dice che sono naturali ma beverini e non troppo ‘fangosi’ come ne reputa alcuni. Ascoltiamo la musica, chiacchieriamo e sorseggiamo diverse annate del suo bianco che ci arricchiscono il palato di sensazioni uniche e che ci invogliano a bere. Dopo mille parole, risate e confidenze ci invita a pranzare con lui e alcuni suoi amici. Gli chiedo se ancora ha alcune delle sue annate più vecchie, famose per la bontà e lui con grande disinvoltura decide di prenderne una per aprirla poi insieme al ristorante (il 2010, dolce e corposo). Ce ne andiamo in debito non solo di un pranzo, ma di un mare di sensazioni positive, ebbre sia del buon vino che della sua persona alternativa e speciale.